La Commissione Urbanistica, presieduta da Massimo Pepe, si è riunita per discutere con l’assessora Laura Lieto il terzo passaggio della riforma del Piano Regolatore Generale (PRG), incentrato sulla Variante per Ambiti. Si tratta di una fase cruciale nel percorso di transizione verso il nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC) che mira a superare le rigidità e le inefficienze riscontrate nell’attuale assetto urbanistico, attuato solo in minima parte dopo oltre vent’anni.
L’assessora Lieto
Lieto ha illustrato i contenuti della Variante, sottolineando come essa rappresenti il cuore dell’attuazione del PRG. Mentre nel centro storico ogni edificio è normato puntualmente con apposite schede, nelle altre aree della città il modello operativo è fondato sugli ambiti, veri e propri dispositivi urbanistici pensati per guidare le trasformazioni della città pubblica e privata. Con la Variante per Ambiti si interviene per rendere più efficace la capacità operativa del piano, accompagnando le trasformazioni puntuali, incentivando pratiche di rigenerazione urbana e rendendo più accessibili e agili i meccanismi di attuazione. La città di Napoli è suddivisa in 56 ambiti: 46 definiti nella Variante Generale del 2004 e 10 nella Variante Occidentale del 1998. Ogni ambito è classificato in base alla finalità (trasformazione, riqualificazione, conservazione, tutela) e presenta indicazioni normative, destinazioni d’uso ammesse, modalità attuative e obiettivi specifici. Tuttavia, i risultati finora conseguiti hanno evidenziato profonde criticità: solo l’11,67% dei 5.800 ettari previsti è stato effettivamente trasformato, e quasi il 70% degli interventi realizzati è stato di iniziativa pubblica. L’assessora ha evidenziato come la classificazione degli ambiti, sebbene teoricamente valida, abbia mostrato limiti strutturali nella pratica, dovuti soprattutto alla frammentazione della proprietà, alla rigidità degli obblighi di pianificazione unitaria e alla presenza di vincoli ambientali, funzionali e infrastrutturali.
La nuova Variante introduce quindi meccanismi di semplificazione che puntano, tra l’altro, a superare l’obbligo di pianificazione unitaria nelle aree con più proprietari e a favorire interventi diretti convenzionati in ambiti con caratteristiche idonee. Ciò consente, ad esempio, in aree inferiori a 5.000 mq o in ambiti con assetti già consolidati di attuare progetti anche senza un piano urbanistico attuativo nel rispetto della disciplina vigente. L’obiettivo è sbloccare situazioni rimaste ferme per anni e fornire un segnale concreto a chi detiene patrimoni edilizi in stato di abbandono.
Particolare attenzione è rivolta al tema dell’edilizia residenziale sociale: le quote residenziali aggiuntive, ove previste, potranno essere destinate a studentati pubblici o a ERS (Edilizia Residenziale Sociale), attraverso la rimodulazione del mix funzionale o l’incremento sostenibile della superficie lorda di pavimento (SLP), mantenendo inalterata la struttura portante degli ambiti. In questo modo si risponde a una crescente domanda abitativa, in particolare per le fasce giovanili e fragili della popolazione.
L’assessora Lieto ha poi evidenziato il forte legame tra la Variante per Ambiti e le future sfide del Piano Urbanistico Comunale e del Piano Territoriale Metropolitano, sottolineando l’intento di valorizzare anche le componenti rurali e naturali della città attraverso interventi specifici di tutela e promozione della biodiversità agricola. In quest’ottica sono previste azioni a sostegno di orti urbani, masserie e casali storici che potranno ricevere limitate volumetrie funzionali allo sviluppo dell’agricoltura urbana e periurbana.
Il dirigente Andrea Ceudech ha fornito ulteriori dettagli sulle modifiche normative, rilevando che la precedente distinzione tra aree numerate e letterate non è mai stata pienamente chiarita e ha rappresentato un ostacolo operativo. La nuova impostazione permette, in alcuni ambiti, di prevedere interventi parziali o “stralciati”, compatibili con il dimensionamento e la finalità urbanistica, semplificando il processo per i soggetti attuatori.
Il presidente Pepe
Il presidente della Commissione Massimo Pepe ha invece sottolineato l’importanza di garantire un equilibrio tra semplificazione normativa e salvaguardia dell’interesse pubblico, assicurando che gli strumenti messi in campo consentano alla città di evolversi in modo inclusivo e sostenibile. Ha inoltre espresso soddisfazione per l’introduzione di meccanismi che favoriscono l’edilizia residenziale sociale e la costruzione di studentati, considerandoli una risposta fondamentale a bisogni reali di Napoli, città che ospita ben cinque atenei e migliaia di studenti fuorisede.
Durante il confronto, il consigliere Rosario Andreozzi (Napoli Solidale Europa Verde Difendi la Città) ha posto l’accento sulla necessità di recuperare e bonificare porzioni di suolo urbano compromesse, chiedendo maggiori chiarimenti sulle modalità di attuazione dell’edilizia sociale: chi la realizzerà, con quali strumenti, e con quale governance pubblica.
Il consigliere Massimo Cilenti (Napoli Libera) ha invece sollecitato approfondimenti in merito alla ricollocazione delle quote residenziali espulse dalla zona rossa e alla condizione critica della zona orientale della città, dove vaste aree abbandonate sono oggi esposte al degrado e a fenomeni di discariche abusive e incendi estivi.