Azzurri bloccati sullo 0-0 dal Venezia, interisti corsari a Bergamo
Al netto delle solite, scontate, bolse polemiche alle latitudini napoletane sul “Sistema Marotta” o sui “favori arbitrali ai neroazzurri“, non si può nascondere che nella giornata di ieri il prossimo tricolore ha preso decisamente la strada di Milano sponda Internazionale. Questo, soprattutto, per i demeriti del Napoli, in particolar modo del suo allenatore, Antonio Conte, più che per i meriti che, comunque, ci sono, della squadra allenata da Simone Inzaghi.
I cantori contiani in servizio permanente effettivo ce la possono raccontare come vogliono per cercare d’indorare la pillola e difendere l’indifendibile operato del proprio tecnico-totem, ma davvero non si può nascondere che se gli azzurri rischiano a gettare alle ortiche un titolo che, alla fine del girone d’andata, sembrava davvero a portata di mano e possibile, è solo per le grandi e gravi responsabilità del mister più pagato nella storia della Società sportiva calcio Napoli. A dirlo, ahiloro, i freddi numeri.
Da quando è iniziato il girone di ritorno, infatti, il Napoli ha inanellato una serie di figuracce e risultati imbarazzanti per il modo nel quale sono maturati, indegni di una squadra che voglia nutrire qualche ambizione di vittoria finale. Dopo le prime tre vittorie nelle prime tre gare della seconda parte di stagione con Verona e Juventus in casa e Atalanta in trasferta, Conte e ragazzi hanno messo insieme la “bellezza” di cinque pareggi con le due formazioni romane, l’Udinese, l’Inter e, ieri, il Venezia, oltre a un altro striminzito successo la settimana scorsa al Diego Armando Maradona contro la Fiorentina. Così facendo hanno, purtroppo, dilapidato il congruo vantaggio che avevano sulla diretta concorrente Internazionale di Milano, persa la prima posizione in classifica e sono scivolati al secondo posto; accumulando un ritardo di tre punti sulla carta ancora recuperabile ma nei fatti difficilmente riducibile.
Finché c’è vita c’è speranza direbbero gli inguaribili ottimisti oppure, parafrasando il compianto ex allenatore della Sampdoria dei miracoli Vujadin Boskov, campionato è finito e scudetto assegnato quando matematica lo sancisce. Bisogna, però, ripartire; e bisogna farlo in fretta, fin dalla sfida casalinga contro un o scorbutico Milan dopo la sosta per le nazionali. Tempo, a differenza di quello che cantava Lucio Dalla ne “L’anno che verrà“, per i sogni scudetto del Napoli non ne rimane un granché: un ulteriore passo falso contro i rossoneri potrebbe voler dire addio definitivo al quarto tricolore, a fine stagione, all’allenatore più pagato nella storia della società azzurra; ma questo, forse, sarebbe il minore dei mali.